Dall’etrusca Tarquinia – con escursione facoltativa alla necropoli di Cerveteri – al lago di Bolsena e di Vico, ai Monti Cimini con un salto ai mostri di Bomarzo.
Questo viaggio conduce alla scoperta del territorio di produzione della DOP Tuscia, in un paesaggio verde e rigoglioso, tutto racchiuso nella Tuscia viterbese, caratterizzata da un paesaggio che va dal mare alla montagna attraversando pianure, laghi e colline.
È un territorio ricco anche di storia ed arte che conserva vestigia e monumenti che vanno dagli antichi etruschi fino al periodo medioevale, rinascimentale e barocco; ma è anche un unicum dal punto di vista naturalistico grazie alle riserve, ai parchi naturali e ad una diversificazione territoriale importante.
Chiunque decida di visitare i suoi deliziosi borghi, come Civita di Bagnoregio, Caprarola o la singolare Bomarzo con il suo Parco dei Mostri, le spiagge o l’area del lago di Bolsena non rimarrà deluso nemmeno dell’aspetto enogastronomico. Quello della Tuscia viterbese è infatti un territorio rinomato oltre che per l’olio anche per la produzione, portata avanti da piccole aziende a conduzione familiare, di vino DOC ed IGT e di un paniere di prodotti tipici che inducono ad abbandonarsi alle gioie del palato.
Lasciata Roma l’itinerario si rivela già da subito come un viaggio nella storia del mondo etrusco, con il passaggio all’interno dell’area archeologica di Veio, celebre rivale di Roma per il controllo del Tevere. Le tracce indelebili della presenza etrusca si rilevano ancora di più nella provincia di Viterbo non appena varcata l’antichissima Sutri, conosciuta come “Claustra Etruriae”, la porta dell’Etruria.
Questo suggestivo borgo della Tuscia, che si erge su un inespugnabile sperone di roccia tufacea tra le pendici vulcaniche dei Monti Sabatini e dei Cimini, conserva, in appena 7 ettari di estensione, un interessante parco con resti di tombe etrusche e l’anfiteatro scavato completamente nel tufo, databile tra il I secolo a.C. ed i primi anni di quello successivo e considerato uno dei più suggestivi monumenti antichi del Lazio. Da visitare, inoltre, la chiesa rupestre della Madonna del Parto con l’originale struttura a tre navate e gli affreschi che raccontano leggende legate al Santuario di S. Michele nel Gargano: una tappa obbligata per turisti e studiosi.
Continuando sulla Via Cassia si incontra Vetralla, un borgo ancora vivo nella sua storia antica, nella sua natura e nei suoi prodotti enogastronomici, primo tra tutti l’olio extra vergine di oliva, che nella zona raggiunge alti livelli produttivi, sia dal punto di vista quantitativo sia da quello qualitativo.
Immersi in un paesaggio che rivela dovunque i segni di un glorioso passato, si giunge ai luoghi definiti i tre gioielli dell’Etruria viterbese: Tarquinia, che conserva una ricchezza inestimabile nelle sue tombe dipinte, Tuscania con le tombe rupestri e il Parco Archeologico di Vulci.
Tarquinia, che fu una delle più antiche città della confederazione etrusca, è oggi una città medievale, cinta da alte e salde mura, con torri, chiese, palazzi e case, realizzate per la maggior parte in calcare (il macco), in stile bizantino e normanno-siculo che le conferiscono un aspetto alquanto pittoresco. Tappa obbligatoria è senza dubbio la visita al Palazzo Vitelleschi, splendido edificio gotico-rinascimentale della prima metà del ‘400, sede del Museo Nazionale Etrusco, tra i più importanti di Italia, ricco di numerosi reperti ritrovati nel sito di Civita, l’antica città etrusca di Tarquinia. Celeberrimi sono i cavalli alati, simbolo della città madre del popolo etrusco.
Poco fuori le mura, sorge la necropoli di Monterozzi, riconosciuta dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità per l’alto numero di tombe dipinte con scene che raccontano di banchetti, giochi, animali, lottatori e demoni, che hanno permesso di tracciare la storia di questo popolo.
Ai veri appassionati di archeologia è suggerita da Tarquinia una deviazione, tornando verso Roma, alla volta di Cerveteri o meglio alla necropoli della Banditaccia, che costituisce l’esempio massimo dell’architettura funeraria etrusca. La visita si rivela un vero e proprio viaggio tra strade e “case” dei morti. Grazie a proiezioni audiovisive, ricostruzioni virtuali, effetti luminosi e sonori, video in 3D, si potranno rivivere le vere atmosfere del tempo.
Lasciate le sponde del Fiora, da Vulci è possibile raggiungere la bella Viterbo e spingersi verso une delle mete balneari più frequentate del Lazio: il lago di Bolsena con le sue acque completamente balneabili e le belle cittadine affacciate sul lungolago.
Altra tappa dell’itinerario è la suggestiva città di Bagnoregio, con la sua frazione, Civita, meglio nota come “la città che muore” a causa del processo di erosione della roccia che mina la base dello sperone su cui si trova. Il borgo va raggiunto a piedi lasciandosi trasportare dall’atmosfera delle sue stradine, oltrepassando l’antica Porta di S. Maria e godendosi la vista di Piazza S. Donato dove si trova la Cattedrale con il suo bel campanile. Imperdibile la vista sui calanchi nella vallata circostante, dovuti a particolari fenomeni geologici che conferiscono ai picchi l’aspetto di cattedrali di pietra. Vale la pena visitare anche il piccolo Museo della Vita Rurale ricavato in una grotta di epoca etrusca.
Il viaggio non può concludersi senza una visita ad uno dei siti artistici più singolari d’Italia come il Parco dei Mostri di Bomarzo, voluto nel XVI secolo da Vinicio Orsini in memoria della moglie scomparsa. Egli incaricò gli architetti Pirro Ligorio e Jacopo Barozzi da Vignola di sistemare nel parco costruzioni “impossibili”, mostri e animali mitologici. Il visitatore resta incantato e stupito da case inclinate, statue mostruose ed enigmi misteriosi da svelare. Il senso del luogo è brillantemente sintetizzato e rappresentato dall’iscrizione su un pilastro che recita: “Sol per sfogare il core”.