Sutri
Comune di origini molto antiche probabilmente risalenti all’età del bronzo, situato a circa 30 km a sud di Viterbo, custodisce: la Cattedrale, uno dei più suggestivi monumenti di epoca longobarda, nel quale il visitatore viene avvolto da un senso di forte religiosità tra colonne e capitelli riutilizzati con sapienza; il Museo del Patrimonium, allestito negli ambienti di un edificio del XV secolo che ospitava il vecchio ospedale, con reperti dal periodo romano al primo Rinascimento.
Di notevole interesse archeologico è l’area protetta del Parco archeologico di Sutri. Dell’insediamento preromano restano materiali che attestano una frequentazione protostorica e tombe a camera di VI-IV sec. a.C. Le principali vestigia risalgono ad epoca romana. A ridosso della via Cassia si sviluppa la necropoli, con ritrovamenti che costituiscono uno degli esempi più rilevanti e consistenti di tombe di età romana scavate nel tufo. L’anfiteatro, di pianta quasi circolare ed interamente scavato nella roccia è il monumento forse più interessante. A poca distanza, il Mitreo, situato all’interno della chiesa medievale della Madonna del Parto ed interamente scavato nel tufo caratterizzato da piccoli ambienti sotterranei, illuminazione ridotta e assenza di elementi architettonici esterni che ne facciano supporre la presenza.
Vetralla
Vetralla è una cittadina passata nei secoli da centro etrusco a romano ad insediamento dei barbari. Nel periodo etrusco Vetralla è probabilmente uno dei tanti piccoli insediamenti sparsi nella zona: nelle sue immediate vicinanze, oltre a Norchia, troviamo tracce di insediamenti in località Grotta Porcina (VI secolo a.C), Monte Panese e Valle Cajana. Situata lungo il percorso della Via Clodia, la necropoli di Grotta Porcina (VII – III sec. a.C.) è costituita da numerose tombe a fossa, da un imponente tumulo con ponte di accesso alla sommità, un’immensa tomba a camera con soffitto a cassettoni e numerose tombe a camera semplici con trave centrale e deposizioni laterali.
In epoca romana fu sede di una “mansio” della Via Cassia e si trova, infatti, indicata in antichi itinerari. Durante il medioevo fu dominata dagli Orsini, i Di Vico, gli Anguillara e i Farnese.
I Di Vico lasciarono alcune testimonianze come il sarcofago per il figlio di Giacomo Di Vico, l’ultimo signore di Vetralla, conservato nella Chiesa di S. Francesco ed un castello. Innocenzo III donò alla città una vasta estensione di boschi nel 1206, ma fu la causa di una lunga contesa con Viterbo che ne rivendicava il possesso. Per evitare il ripetersi di tali controversie, tutti gli anni il Comune organizza una cerimonia nei boschi di Monte Fogliano durante la quale il sindaco sposa un albero, da cui il nome della cerimonia sposalizio dell’albero.
I prodotti tipici di Vetralla, di cui i golosi possono godere durante una breve sosta, provengono dal versante occidentale dei Monti Cimini, ai piedi del monte Fogliano: un ottimo olio extra vergine d’oliva, vini, ortaggi, e carni bovine.
Viterbo
Entrare nella città di Viterbo, capoluogo della Tuscia, è come fare un salto nel passato per scoprire le meraviglie e le tradizioni di una città designata a rifugio dei Papi, dove, all’interno del Palazzo dei Papi, il più importante monumento della città che oggi offre ai turisti il fascino intatto del suo splendore medievale, venne celebrato il primo conclave della storia.
Piazze, vicoli, chiese e palazzi trasudano di storia.
Immancabile è una passeggiata nel Quartiere San Pellegrino, simbolo dell’antica città medievale rappresenta un’interessante rassegna della tipologia edilizia duecentesca, con le sue torri, piazzette, viuzze, archi e i caratteristici profferli, senza dimenticare la Cattedrale di San Lorenzo, la Chiesa di Santa Rosa, la Rocca Albornoz, sede del Museo Nazionale Etrusco, e Piazza del Plebiscito che ospita il Palazzo dei Priori, il Palazzo del Capitano del Popolo e la Torre dell’Orologio.
Viterbo offre anche una ricca varietà di piatti tipici, certamente da gustare è l’acquacotta, un primo piatto semplice ma molto gustoso fatto con pane casereccio raffermo, verdure selvatiche e baccalà, il piatto tipico per eccellenza è, invece la pignattaccia, uno stufato cotto al forno. Se invece, si preferisce proseguire alla scoperta delle altre bellezze della Tuscia, prima di lasciare la città è necessario concedersi una “dolce pausa” scegliendo tra i dolci tipici locali come il pane del Vescovo, i maccheroni con le noci, i ravioli con la ricotta, le castagnole alla sambuca o le ciambelline.
Bolsena
Sul lago di Bolsena, percorrendo la strada che costeggia lo specchio d’acqua si giunge nella città di Bolsena accolti dalla bellezza delle torri della Rocca dei Monaldeschi, oggi sede del Museo Territoriale del Lago di Bolsena, che espone moltissimi reperti archeologici e naturalistici del territorio. All’interno del Museo è possibile anche visitare il nuovo Acquario, inaugurato nel 2011.
Visitando il centro storico merita un’attenzione particolare la Basilica di Santa Cristina, edificata nel XI secolo, che di fatto rappresenta il monumento simbolo della cittadina. E’ in questa chiesa che nel 1263 avvenne il miracolo dell’ostia stillante sangue durante la celebrazione della messa.
Bolsena è anche il luogo ideale dove poter degustare le specialità gastronomiche del lago che comprendono il coregone, l’anguilla e la zuppa di pesce, detta sbroscia.
Montefiascone
Dall’alto di un colle che si affaccia sul cratere del lago di Bolsena, si scorge Montefiascone, paese celebre per il vino EST! EST!! EST!!!, uno delle più famose DOC prodotte nel Lazio. La tradizione vuole che il nome di questo vino sia da attribuire al coppiere del vescovo Johannes Defuk, che nell’anno 1111 precedeva l’alto prelato lungo la strada verso Roma assaggiando il vino e lasciando sulla porta della locanda un messaggio per il suo padrone: ‘EST’ ossia ‘c’è’ in latino, se il vino era invece molto buono ‘EST EST’. Quando Martino giunse a Montefiascone ed assaggiò il vino del posto ne rimase estasiato, tanto da segnalare la sua eccellenza, scrivendo sulla locanda EST!EST!!EST!!! con tanto di punti esclamativi, da qui il nome del vino. Impossibile poi non assaggiare il famoso vino magari accompagnato da piatti a base di pesce.
Interessanti da vedere sono la Basilica di San Flaviano (XI-XV secolo), dove venne sepolto il vescovo Defuk e dove ancora si può leggere, sulla lapide in peperino grigio, l’iscrizione: «Per il troppo EST! qui giace morto il mio signore Johannes Defuk», la grandiosa Cattedrale intitolata a Santa Margherita dove si può ammirare la terza cupola più grande d’Italia ed i resti della Rocca dei Papi, che ospita il Museo dell’architettura, oltre all’imponente castello medievale.
Bagnoregio
La suggestiva città di Bagnoregio, è conosciuta per la sua frazione, Civita, nota come “la città che muore” a causa del processo di erosione della roccia che mina la base dello sperone su cui poggia.
Il borgo di Civita è raggiungibile solo attraverso un ponte pedonale affacciato sulla vallata mozzafiato. Attraversando l’antica Porta di S. Maria si giunge a Piazza S. Donato dove si trova la Cattedrale, in stile romanico, che ospita al suo interno un prezioso crocifisso ligneo del Quattrocento e un affresco della scuola del Perugino.
Imperdibile la vista sulla suggestiva Valle dei Calanchi: dalla Rupe orientale di Civita di Bagnoregio si può ammirare lo stupendo e suggestivo spettacolo dei “Ponticelli”, enormi muraglioni naturali in argilla, ultima traccia di un processo erosivo iniziato migliaia di anni fa e non ancora cessato.
Vale la pena visitare anche il piccolo museo della vita rurale ricavato in una grotta di epoca etrusca.